una scuola –forse- o un aeroporto…
bacio una tipa nera, grossa. E’ la mia “fidanzata” da poco -dal momento in cui ci baciamo?
Sta andando via.
Un’altra tipa. Sto con lei. Nera anche lei? Ma esile. L’altra tipa nera grossa torna e dico all’altra (esile) che stavo con lei prima che partisse, non mi aspetavo tornasse cosi presto (qualche giorno o ore dopo…) ma le dico che in realta’ non sono con nessuna delle due, perche sono innamorata della ragazza con cui stavo prima. Penso a te.
E che non posso stare con nessuna delle due. Lei se ne va.
A scuola ? in una classe. Un tipo in piedi con i capelli un po’ lunghi, un po’ ricci tipo Frasier. Indossa un vestitino rosa, tipo polo lungo. Ma e’ un po’ corto e non ha niente sotto. Noi che siamo dietro, gli vediamo le chiappe un po’ pelose e anche un pezzo di coglioni che pende. Altre ragazze ridono come matte. Lui sta in piedi, non so se spiega qualcosa, se parla o cosa stia facendo…
In un porto.
In barca. Un tipo nero sta pescando. Ha la canna in mano e il filo tirato. Ha preso qualcosa. Pesce per colazione ! prende la grande busta di plastica e butta tutti gli altri pesci che aveva li in mare. Sono alibita. Non capisco perche. Gli dico che non si fa cosi. Vedo i pesci cadere in acqua. Chiedo se sono morti. C’e’ anche un delfino molto piccolo. Spero di verderli riprendersi e nuotare ma cadono in fondo al mare.
Vedo tanti pesci, tante cose, mi meraviglio, ho voglia di andare sott’acqua.
Dico al tipo che non va bene cosi, che bisogna pescare solo cio’ che mangiamo.
Nel porto. Con mamma e mio padre. Litigano, lui se ne va via.
Ci sono bancarelle con cose da mangiare, dolci.
Sedute a un tavolino fuori, parliamo con mamma e io dico che e’ una bella giornata e che avrei anche voluto fare un giro in barca, che potro’ andare sott’acqua un’altro giorno. lei mi riprende sull’uso della parola « dentro » l’acqua piuttosto che « sotto » acqua… non mi ricordo le parole esatte.
Rincorro mio padre. Lo chiamo papa. Lui continua ad andare. Indossa un piumone nero come quello di rossella. lo raggiungo e lo prendo per il piumone, lo giro per vederlo in faccia. So che piange e che non vuole farsi vedere. Dico che non l’ho chiamato papa da quasi vent’anni. (per questo piange.) Siede su un marciapiede che borda un’albero su un piazzetta. Siamo ambedue seduti per terra. Lo afferro per il collo del piumone, lo scuoto un po’, gli dico cose (di affrontare, rimediare?), lo sgrido ma non con rabbia questa volta, ma con l’intento di chiarire, di strappare qualcosa da lui. Piange, ha una bottiglia di vodka che ha appena comprata e beve il primo sorso. Gli prendo la bottiglia. Sto per spaccarla ma non lo faccio, evito la violenza. La metto solo un po’ piu in la' dove non la puo’ prendere (dove posso impedirgli di prenderla). Mi dice che con tutte le fochine che ha offerto a Signor’Agnese e suo figlio Nils… avrebbe voluto darle a me.
mi sveglio con la sensazione che sono come mio padre. ma non mi e' schifosa.
sento il suo dolore, la sua impotenza.
penso che sono una stalker per non rifare cio' che ho fatto con lui. per non lasciar andare le persone, per provare di tutto e non rinunciare.
penso alla lupa. alle cose che non le ho mai dette (che per lo piu' sono sgradevoli perche sono un mio giudizio su di lei. e mi fa sentire ganza non dirgliele perche e' meglio cosi. perche certe cose non hanno bisogno di essere dette, fanno male e basta. pero ho voglia di dirgliele. ma perche? per ferirla? per renderle la ferita che queste cose mi hanno procurato?
il suo rimproverarmi la mia indelicatezza. che giudico un dolore perche non la volevo come voleva lei. ma mi feriva. perche mi faceva sentire inadeguata? non brava come lei?
mi e' stato rimproverato piu' volte. (solo raphaelle crede che sia delicata... malgrado cio' che ho fatto?)
torno sempre al giudizio che gli altri hanno di me, e che ho su di me di conseguenza.
il modo che percepisco come arrogante e violento di augurarmi di trovare dio. la condiscendenza di chi si sente forte, protetto, e ti augura lo stesso non pensando che non e' scelta sua come non e' scelta tua. che non scegliamo le nostre credenze, che la scommessa di Pascal e' una gran stronzata! (oops, avevo detto di non citare libri che non ho letto... vedo se lo trovo in biblioteca!) ma anche questa e' una credenza...
penso a te. oggi hai il seminario di teatro. mi chiedo se antonia rimane per il week end o additrittura di piu'. mi hai detto "non mi trovi online per un po'"... senz'altra indicazione.
"un po'" ... che cazzo vorra' dire? il week end? una settimana? un mese?
come se ci potessimo sentire solo online...
penso che mentre stavi con me, eri (stavo per dire sempre ma sarebbe ingiusto) spesso con i telefonini, sempre riperibile e mi irrita un po' che sparisca per me mentre stai con lei.
questo sogno di mio padre segna un inizio. un nuovo rapporto con mio padre.
stamani ho fatto reiki "per il meglio fra me e mio padre". non lo chiamo ancora papa...
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